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L’osteopatia combatte lo stress. Questo l’esito di una ricerca italiana pubblicata sul numero di settembre della rivista statunitense JAOA (Journal of the American Osteopathic Association) dall’osteopata Mauro Fornari e dai neurofisiologi Andrea Sgoifo e Luca Carnevali. Si tratta di uno studio rivoluzionario nel suo genere: rispetto ad altre ricerche effettuate in passato, infatti, sono stati raccolti dati biologici che riescono a “misurare” il livello di stress degli individui e sono stati messi in relazione al trattamento manipolativo osteopatico. In questo modo, si è scoperto che l’osteopatia riduce l’aumento di una serie di parametri che si registra normalmente in condizioni di stress psicologico.

La ricerca è stata condotta all’interno del laboratorio “Stress Control” di CIO – Collegio Italiano Osteopatia di Parma e ha coinvolto 20 studenti universitari maschi dai 20 ai 30 anni.

Ai partecipanti è stato registrato l’elettrocardiogramma per il rilevamento della variabilità della frequenza cardiaca prima in condizioni di riposo e poi mentre venivano sollecitati per cinque minuti a risolvere calcoli matematici (evento stressante). Immediatamente dopo questo “stress matematico”, 10 studenti sono stati trattati osteopaticamente per venti minuti, mentre altri 10 hanno subìto un trattamento osteopatico fittizio della stessa durata e nelle stesse regioni corporee. Per tutta la durata della seduta sono stati anche prelevati campioni di saliva per la misurazione dei livelli di cortisolo (comunemente considerato “l’ormone dello stress”).
Mentre nel secondo gruppo (senza intervento osteopatico) il battito del cuore e il livello di cortisolo sono aumentati rispetto all’inizio della seduta, nel primo gruppo (con intervento osteopatico) gli stessi parametri biologici sono rimasti sostanzialmente inalterati. Non solo: il livello di cortisolo dei soggetti che hanno ricevuto un finto trattamento osteopatico ha subìto variazioni anche il giorno successivo alla seduta. Al contrario, gli studenti trattati osteopaticamente presentavano valori di concentrazione di questo ormone in linea con i giorni precedenti l’evento stressante. Ciò significa che il trattamento manipolativo osteopatico ha “bloccato” l’attivazione biologica (neurovegetativa e ormonale) di stress.

I risultati ottenuti suggeriscono dunque che l’osteopatia possa giocare un ruolo importante nel prevenire o attenuare gli effetti psicosomatici correlati allo stress.

«L’osteopatia è una disciplina che si occupa di prevenzione – spiega Mauro Fornari, osteopata e presidente CIO – e in quest’ottica l’equilibrio del sistema nervoso autonomo è fondamentale. Dal momento che esistono indicatori che mettono in relazione lo stress al sistema neurovegetativo, è nata l’idea di indagare se il trattamento osteopatico, tendendo all’equilibrio del sistema nervoso autonomo, avesse qualche effetto sui parametri biologici dello stress. Gli studi all’interno del laboratorio stanno proseguendo – continua – e nel prossimo futuro ci occuperemo in particolare di ipertensione e insonnia».

«Questo articolo – commenta Andrea Sgoifo, professore associato di Fisiologia all’Università di Parma – mi sembra un ottimo esempio di sinergia tra accademia e impresa, un’applicazione molto interessante delle competenze sviluppate in anni di ricerca pura in un laboratorio universitario. Abbiamo un kit affidabile di misure neuroendocrine, neurovegetative e comportamentali da utilizzare ‘sul campo’, per oggettivare il livello di stress in ambito lavorativo, familiare, scolastico. Tutto queste ha un potenziale applicativo enorme, tanto sociosanitario quanto legale. L’osteopatia, per parte sua, è un’opzione estremamente interessante, nella prospettiva della prevenzione e del trattamento dei disturbi legati allo stress».

Gli autori

Mauro Fornari è osteopata D.O, fondatore e presidente del CIO – Collegio Italiano Osteopatia di Parma e Bologna, scuola di alta formazione in osteopatia, centro clinico e sede di ricerca. E’ autore di diverse pubblicazioni in ambito osteopatico.

Andrea Sgoifo è professore associato di Fisiologia all’Università di Parma (Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale) e presidente del corso di Laura Magistrale in Biologia e Applicazioni Biomediche dello stesso ateneo. Membro del comitato scientifico di 30 riviste scientifiche internazionali, ha all’attivo più di 80 pubblicazioni scientifiche.

Luca Carnevali è ricercatore all’università di Parma – Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale. Ha pubblicato 31 articoli scientifici su riviste internazionali.

Il laboratorio

Il laboratorio “Stress control” nasce al CIO – Collegio Italiano di Osteopatia sull’esperienza e in collaborazione con il laboratorio di Fisiologia dello Stress – Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma. Obiettivo è condurre ricerche sul tema dello stress in differenti ambiti. Il protocollo utilizzato all’interno del laboratorio può infatti trovare applicazione nella valutazione biologica oggettiva, per esempio, dello stress correlato al lavoro, al mobbing, al maltrattamento fisico e psicologico su donne o minori in ambito domestico e al bullismo.

Come si misura lo stress?

Il livello di stress viene quantificato attraverso parametri ormonali, neurovegetativi e comportamentali. Nel primo caso, si prelevano nei soggetti campioni salivari per la misurazione del livello di cortisolo. Per valutare i parametri neurovegetativi, invece, i soggetti vengono sottoposti a elettrocardiogramma per la rilevazione dell’attività cardiaca. I parametri comportamentali sono invece analizzati sia attraverso test psicometrici, sia mediante analisi del comportamento non verbale.

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